“L’Italia è una nazione di santi, navigatori e poeti (o romanzieri) che non riescono a farsi pubblicare, quindi vivono convinti che il sistema editoriale sia un complotto ai loro danni”: comincia così un interessantissimo articolo di ANTONIO GURRADO su Il Foglio.
Al centro dell’articolo di Guarrado ci sono le parole di Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Aie: “Non c’è, non ci può essere contrapposizione tra editori e autori perché siamo tutti dalla stessa parte”. Secondo Cipolletta, quindi, “per l’editore gli autori sono protagonisti della propria attività e per gli autori noi siamo lo strumento attraverso il quale vanno verso il pubblico”. Il commento di Guarrado è esaustivo:
“Messa così, la sinergia appare un remake dell’alleanza fra trono e altare, con gli editori a detenere il potere economico e istituzionale, e gli autori a fornire una nobile struttura spirituale onde alimentarne il potere sui miseri. L’affermazione di Cipolletta contiene un’intuizione: a falsare il rapporto fra autori ed editori è proprio la pretesa, da parte dei lettori, di un’editoria totalmente disinteressata. Guardano infatti con ostilità al vivificante compromesso editoriale e tanto più alla committenza, i due aspetti che consentono agli autori di scrivere cose pubblicabili; non è un caso che, di recente, vanti le vendite più spaventose un autore autopubblicato, il generale Vannacci.
Insomma, il sistema editoriale non è un complotto!