Lisa Ferri è una giovane professionista, determinata e organizzata, che lavora nel mondo dell’editoria. Oltre ciò è Dottoressa magistrale in Cinema, televisione e produzione multimediale.
L’obiettivo di questa opera è quello di analizzare il ruolo della donna all’interno degli studi di produzione nel panorama italiano, approfondendo i motivi per i quali la condizione femminile all’interno dell’industria cinematografica non sia mai stata del tutto valorizzata, partendo dal periodo del secondo dopoguerra fino al contesto contemporaneo.
Si sottolineerà come la presenza femminile in tale contesto risulti, ancora oggi, più rilevante in certi settori piuttosto che in altri, e in particolare come in quello della produzione si riscontri ancora un basso indice di femminilizzazione.
L’attenzione del contenuto è posta sui Production Studies, analizzando gli scritti fondamentali di Miranda Banks, considerata la massima teorica dell’argomento, per cercare di dare una definizione più esaustiva di questo indirizzo di studi, che stenta ancora a trovare una collocazione nel complesso italiano degli studi sul cinema.
Inoltre, è stato preso in analisi il lavoro di alcune produttrici cinematografiche, che contribuirà ad individuare le variazioni avvenute nei modelli produttivi italiani nel corso dei decenni considerati, cercando di far luce su questa complessa realtà dell’industria italiana dell’audiovisivo.
“Il lavoro che sono tenute a svolgere le studiose e teoriche contemporanee, oltre a quello di ricercare le motivazioni che hanno spinto le ricercatrici femministe negli anni Settanta a trascurare lo studio delle carriere delle pioniere, quindi “domandarsi perché queste donne sono state così a lungo dimenticate”, è quello di analizzare le loro figure, trasportando la loro eredità nel presente.
“What we assume never existed is what we invariably find”: è questo lo spirito con cui la teorica Jane Gaines ha creato il sito web Women Film Pioneers Project alla Columbia University, coinvolgendo numerose studiose da tutto il mondo, ha raccolto le biografie delle donne che hanno collaborato e lavorato nel cinema durante il periodo del muto.
La trattazione isolata e singolare delle pioniere permette di attuare la ricostruzione di una sorta di “realtà seriale”, individuando i paralleli che intercorrono confrontando i percorsi intrapresi dalle nostre protagoniste. Alcune di queste realtà seriali possono essere messe in luce analizzando “gli aspetti costrittivi del posizionamento di genere”, come il fatto che molto spesso le loro carriere caratterizzate da un alto tasso di insuccessi: alcune riuscirono a realizzare solamente una pellicola, altre per continuare a lavorare in questo settore, dovettero mettersi in proprio creando così la propria casa di produzione, che solitamente non riusciva a prosperare e a resistere al confronto con altre realtà produttive più solide.”
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