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Nessuno è diverso, perchè nessuno è uguale

Si continua a parlare dell’evento targato Edizioni &100, “Cultura e Diritti, Voci in Campidoglio”. Di seguito un articolo pubblicato su Abbanews (https://www.abbanews.eu/mondi-e-orizzonti/cultura-diritti-nessuno-e-diverso-perche-nessuno-e-uguale/).

“Diritti e cultura, un binomio che si integra. Un amalgama fondativo della società. Ci possono essere diritti senza cultura o cultura senza diritti? L’ottima moderatrice dell’evento Cultura & Diritti , la giornalista Chiara Feleppa, con quest’apertura permette al pubblico, in maniera istantanea, di sintonizzarsi con lo spirito dell’evento.

Cultura & Diritti – Voci in Campidoglio si è svolto nella sala capitolina Laudato Si, dedicata all’enciclica di papa Francesco, organizzato dalla casa editrice Edizioni & 100 che ha posto la cultura in senso lato, come chiave orientativa delle sue pubblicazioni.

Il convegno editoriale ha rappresentato una preziosa occasione di riflessione sia individuale che collettiva sul ruolo che ognuno di noi svolge come agente di cambiamento, per una società basata sul rispetto e sulla dignità. Un tavolo magnetico che ha riunito cinque autori che nei loro libri, in maniera del tutto personale e, al tempo stesso universale, raccontano i diritti delle donne, della comunità LGBTQIA*, delle persone diversamente abili e degli ex detenuti.

A presenziare il convegno, Dario Nanni, presidente Commissione Giubileo 2025, ospite generoso e partecipe delle esperienze narrate, congiuntamente al coraggioso editore Alessandro Gian Maria Ferri che evidenzia, con orgoglio come i temi trattati siano temi speciali di persone speciali.

L’amore non fa così, di Valentina Ambrosio (di professione avvocato)

Un commissariato, un dispositivo digitale che registra una testimonianza, una donna con un foulard rosso intorno al collo: una denuncia cantata (“…non ho più la forza di difendermi da te, non ho più la voglia di capire cosa c’è dietro ogni colpo, dietro tutto quel rancore che hai per me…”) .

Un’immersione inaspettata, forte, delicata, intensa nel mondo infernale in cui vive una donna, vittima di violenza domestica.  Il video, L’amore non fa così, interpretato da Valentina Ambrosio, autrice dell’omonimo libro (interprete e autrice dalla canzone) a cui segue la testimonianza dell’autrice, condensa il senso e il valore del sul racconto.

“Il potere immenso della musica di parlare in modo immediato dei diritti, colpisce e fa riflettere. … “Questo libro parla di ciò che la musica può fare come strumento, per aiutare le persone (bambini, donne, anziani), favorendo la via per acquisire consapevolezza. Non si parla solo di violenza fisica, ma di violenza psicologica, verbale, economica ” sostiene Valentina. “Al termine delle presentazioni del mio libro, c’è sempre qualcuno/a che mi si avvicina (per la maggioranza donne), per condividere un’esperienza personale”.

Particolarmente toccante, la testimonianza di una donna che le si si avvicina, una collega dell’autrice, dunque un avvocato, per confessarle “Nina sono io  (nome della protagonista del libro, nda), questa sera faccio le valigie e me ne vado da casa”.

“La denuncia è un momento difficile da gestire”, evidenzia Valentina. E il fiocco rosso che tiene uniti i capelli della poliziotta del video, ci suggerisce uno scenario di supporto, di condivisione e speranza di cambiamento.

Alla domanda della moderatrice “Che cosa ti ha lasciato questo libro?” La risposta è “felicità e consapevolezza che insieme si può cambiare”.

Non urlare, dillo alla Luna, di Flavia Montalto (di professione Infermiera)

Flavia Montalto, nella sua nutrita esperienza professionale, ha lavorato presso diverse aziende ospedaliere, tra cui l’Istituto dei Tumori di Milano, dove ha assistito alla comparsa di tumori come risposta del corpo ad anni di violenze.

Dichiara di avere scritto il libro non in età giovanile, per un preciso motivo: la morte del padre a causa del Covid nel 2020.  La saggezza degli anni e la scomparsa dell’autore delle violenze da lei subite, le hanno permesso di sentirsi libera da quel “timore”, compagno oscuro di tanti anni.

“Timore e amore non vanno d’accordo – evidenzia -, il timore porta all’odio, all’aggressività che poi si esplica nei contesti più diversi…  Ho raccolto delle storie, come stimolo per reagire”.

Al tempo stesso il suo libro, come ogni libro, presentato in questo evento, è un richiamo sociale, a non voltarsi dall’altra parte, a essere altruisti, a comprendere il “timore” e a tendere una mano. Montalto sottolinea come la violenza sia un articolato complesso di violenze; è necessario creare una rete solidale, intorno alle persone offese in senso lato. Ricorda in proposito, l’Associazione Olga di Milano che metta a disposizioni alloggi per le persone vittime di violenze, in grave disagio socio-economico.

Alla domanda della moderatrice “Che cosa ti ha lasciato questo libro?”, risponde: “Sono felice di aver trasferito in questo libro le chiavi, per uscire da una situazione di violenza”.

Tu non puoi capire di Marcella Loporchio (Consulente di impresa)

La libertà di essere sé stessi/e e di amare. Il diritto a sentirsi uguali o meglio, come afferma Marcella Loporchio “nessuno è diverso perché nessuno è uguale”.

Il desiderio di scrivere in Loporchio inizia a insinuarsi tempo fa. Un desiderio che nasce dall’in-sofferenza nei confronti di una frase che si sente ripetere da anni “ Tu non puoi capire, perché non sei madre”.

Una frase che risuona nella sua testa, con tutto il carico di ingiustizia umana e sociale che comporta. Il desiderio prende corpo e si mette all’opera. Secondo pre-giudizio da affrontare: … “Ma che fai, non pubblichi con una casa editrice di chiara fama?”.

Poi il caso (Marcella non crede al caso) le fa incontrare Alessandro Ferri e, sentendosi davvero accolta e ascoltata, decide di pubblicare con Edizioni & 100.

Il filo rosso del suo libro è il rispetto che ogni persona ha il diritto di avere. “Ogni persona deve ascoltata e rispettata” evidenzia. Un’asserzione inequivocabile e, al tempo stesso, ancora un diritto non garantito per tutt*.  Cita la buona pratica di Casa Arcobaleno che accoglie persone transgender, cacciate letteralmente da casa, per la loro dichiarazione di identità di genere.

Oltre a una dimora, Casa Arcobaleno ha creato dei solidi legami aziendali; le aziende restituiscono alle persone l’identità di genere. “Ogni persona ha diritto  a essere chiamata con il proprio nome”. Il linguaggio assume un ruolo essenziale nel ri-conoscimento dei diritti. Diritti che riguardano ogni persona: “Il diritto della donna a fare la casalinga, senza essere aggredita, il diritto dell’uomo e della donna a denunciare le molestie sessuali sul luogo di lavoro, solo per citarne alcuni”. Le battute non esistono se vanno a mortificare una persona e ne invadono l’intimità.

Marcella, originaria della Puglia, “ si precipita” a comprare il biglietto aereo, per essere presente all’evento, sempre più persuasa di avere scritto un capolavoro, il suo capolavoro per i diritti di tutt*.

482 E STOP,  di Damiano Peluso

Ex militare, ex detenuto. Una sequenza di “ex” che non oscurano, ma gettano ancora più luce sulla sua figura, mentre si appresta a leggere una breve presentazione di sé stesso e del suo libro. A tratti, la lettura viene interrotta da una profonda, autentica commozione.

Condannato a cinque anni, sconta i primi mesi in carcere e gli ultimi 12 mesi, il resto, agli arresti domiciliari.

Nel discorso di Damiano, ricorre spesso il nome di una donna, “Valentina”, sua compagna di vita, “meravigliosa creatura” che le è sempre stata accanto.

“Quando ci siamo conosciuti, le ho detto subito che stavo affrontando un processo penale e che ci sarebbe stata la possibilità di una sentenza di detenzione”.

La risposta di Valentina è stata: “Se capiterà, lo supereremo insieme”. Ne coglie bene la valenza, la moderatrice dell’evento, Chiara Feleppa, che nel momento di interazione con la platea, la nomina protagonista della serata.

È giusto che i detenuti paghino il loro debito con la società, Damiano ne è consapevole, ma la carcerazione non dovrebbe privare la persona dei propri diritti, e nel suo caso, dei diritti di padre.

“La mia debolezza è diventata pasto per leoni affamati. In carcere si è un numero, una matricola, un esecutore di ordini. In due mesi, ho perso 30 chili. Il mio stato, la mia depressione conclamata non sono stati ascoltati in una sentenza che ha tutelato solo la figura materna. Sono stato per 20 anni un militare, ma per lo Stato, sono solo ed esclusivamente un ex detenuto, sena diritti di paternità”.

Alla domanda della giornalista Feleppa, quale sia stata la difficoltà più grande da affrontare all’uscita del carcere, risponde: “il pregiudizio”. Ma nonostante gli sguardi inquisitori, una volta libero, ha trovato lavoro dopo 20 giorni. E all’ulteriore domanda su che cosa gli sia mancato di più in carcere risponde senza esitare: “ La possibilità di essere me stesso”.

Et emoco ocinu, di Benedetta Caloni (Docente)

Unico come te, la diversità, indice di unicità.  Chi è una persona disabile? Una persona che ha bisogno di aiuto.  Una risposta a cui Benedetta Caloni, docente di Scienze Motorie della scuola secondaria di secondo grado, controbatte: “Allora io, che sono alta 1,50 e devo prendere un articolo in un supermercato posizionato in un scaffale alto, sono disabile?”.

Allenatrice di una squadra integrata di ginnastica ritmica, referente degli studenti BES (Bisogni Educativi Speciali) Caloni ha come obiettivo nel suo libro, quello di divulgare e illustrare informazioni su persone con disabilità, fuori da ogni etichettatura.

“Io sono una ADHD  (sindrome da deficit di attenzione) non riconosciuta che ha sempre sofferto per questa diversità” dichiara.

Fondatrice di un’associazione sportiva inclusiva, sottolinea come la ginnastica ritmica comporti una capacità motoria molto articolata; le persone con la sindrome di Down, hanno un’effettiva difficoltà, ma con il giusto allenamento possono raggiungere dei buoni risultati.  Ognuno di noi  è in possesso di abilità e disabilità, l’importante è far luce su ciò che si può fare, non su quello che non si può fare.

L’autrice auspica che un giorno non ci sia più la “marcatura” di BES, poiché  ogni persona ha i propri bisogni educativi, e facilitare la conoscenza in un confronto aperto e inclusivo, è alla base di ogni processo relazionale e formativo, un vero privilegio.

La parola di chiusura dell’editore Alessandro Ferri, contiene il valore e la densità dell’evento: “Grazie”.Si continua a parlare dell’evento targato Edizioni &100, “Cultura e Diritti, Voci in Campidoglio”. Di seguito un articolo pubblicato su Abbanews (https://www.abbanews.eu/mondi-e-orizzonti/cultura-diritti-nessuno-e-diverso-perche-nessuno-e-uguale/).

“Diritti e cultura, un binomio che si integra. Un amalgama fondativo della società. Ci possono essere diritti senza cultura o cultura senza diritti? L’ottima moderatrice dell’evento Cultura & Diritti , la giornalista Chiara Feleppa, con quest’apertura permette al pubblico, in maniera istantanea, di sintonizzarsi con lo spirito dell’evento.

Cultura & Diritti – Voci in Campidoglio si è svolto nella sala capitolina Laudato Si, dedicata all’enciclica di papa Francesco, organizzato dalla casa editrice Edizioni & 100 che ha posto la cultura in senso lato, come chiave orientativa delle sue pubblicazioni.

Il convegno editoriale ha rappresentato una preziosa occasione di riflessione sia individuale che collettiva sul ruolo che ognuno di noi svolge come agente di cambiamento, per una società basata sul rispetto e sulla dignità. Un tavolo magnetico che ha riunito cinque autori che nei loro libri, in maniera del tutto personale e, al tempo stesso universale, raccontano i diritti delle donne, della comunità LGBTQIA*, delle persone diversamente abili e degli ex detenuti.

A presenziare il convegno, Dario Nanni, presidente Commissione Giubileo 2025, ospite generoso e partecipe delle esperienze narrate, congiuntamente al coraggioso editore Alessandro Gian Maria Ferri che evidenzia, con orgoglio come i temi trattati siano temi speciali di persone speciali.

L’amore non fa così, di Valentina Ambrosio (di professione avvocato)

Un commissariato, un dispositivo digitale che registra una testimonianza, una donna con un foulard rosso intorno al collo: una denuncia cantata (“…non ho più la forza di difendermi da te, non ho più la voglia di capire cosa c’è dietro ogni colpo, dietro tutto quel rancore che hai per me…”) .

Un’immersione inaspettata, forte, delicata, intensa nel mondo infernale in cui vive una donna, vittima di violenza domestica.  Il video, L’amore non fa così, interpretato da Valentina Ambrosio, autrice dell’omonimo libro (interprete e autrice dalla canzone) a cui segue la testimonianza dell’autrice, condensa il senso e il valore del sul racconto.

“Il potere immenso della musica di parlare in modo immediato dei diritti, colpisce e fa riflettere. … “Questo libro parla di ciò che la musica può fare come strumento, per aiutare le persone (bambini, donne, anziani), favorendo la via per acquisire consapevolezza. Non si parla solo di violenza fisica, ma di violenza psicologica, verbale, economica ” sostiene Valentina. “Al termine delle presentazioni del mio libro, c’è sempre qualcuno/a che mi si avvicina (per la maggioranza donne), per condividere un’esperienza personale”.

Particolarmente toccante, la testimonianza di una donna che le si si avvicina, una collega dell’autrice, dunque un avvocato, per confessarle “Nina sono io  (nome della protagonista del libro, nda), questa sera faccio le valigie e me ne vado da casa”.

“La denuncia è un momento difficile da gestire”, evidenzia Valentina. E il fiocco rosso che tiene uniti i capelli della poliziotta del video, ci suggerisce uno scenario di supporto, di condivisione e speranza di cambiamento.

Alla domanda della moderatrice “Che cosa ti ha lasciato questo libro?” La risposta è “felicità e consapevolezza che insieme si può cambiare”.

Non urlare, dillo alla Luna, di Flavia Montalto (di professione Infermiera)

Flavia Montalto, nella sua nutrita esperienza professionale, ha lavorato presso diverse aziende ospedaliere, tra cui l’Istituto dei Tumori di Milano, dove ha assistito alla comparsa di tumori come risposta del corpo ad anni di violenze.

Dichiara di avere scritto il libro non in età giovanile, per un preciso motivo: la morte del padre a causa del Covid nel 2020.  La saggezza degli anni e la scomparsa dell’autore delle violenze da lei subite, le hanno permesso di sentirsi libera da quel “timore”, compagno oscuro di tanti anni.

“Timore e amore non vanno d’accordo – evidenzia -, il timore porta all’odio, all’aggressività che poi si esplica nei contesti più diversi…  Ho raccolto delle storie, come stimolo per reagire”.

Al tempo stesso il suo libro, come ogni libro, presentato in questo evento, è un richiamo sociale, a non voltarsi dall’altra parte, a essere altruisti, a comprendere il “timore” e a tendere una mano. Montalto sottolinea come la violenza sia un articolato complesso di violenze; è necessario creare una rete solidale, intorno alle persone offese in senso lato. Ricorda in proposito, l’Associazione Olga di Milano che metta a disposizioni alloggi per le persone vittime di violenze, in grave disagio socio-economico.

Alla domanda della moderatrice “Che cosa ti ha lasciato questo libro?”, risponde: “Sono felice di aver trasferito in questo libro le chiavi, per uscire da una situazione di violenza”.

Tu non puoi capire di Marcella Loporchio (Consulente di impresa)

La libertà di essere sé stessi/e e di amare. Il diritto a sentirsi uguali o meglio, come afferma Marcella Loporchio “nessuno è diverso perché nessuno è uguale”.

Il desiderio di scrivere in Loporchio inizia a insinuarsi tempo fa. Un desiderio che nasce dall’in-sofferenza nei confronti di una frase che si sente ripetere da anni “ Tu non puoi capire, perché non sei madre”.

Una frase che risuona nella sua testa, con tutto il carico di ingiustizia umana e sociale che comporta. Il desiderio prende corpo e si mette all’opera. Secondo pre-giudizio da affrontare: … “Ma che fai, non pubblichi con una casa editrice di chiara fama?”.

Poi il caso (Marcella non crede al caso) le fa incontrare Alessandro Ferri e, sentendosi davvero accolta e ascoltata, decide di pubblicare con Edizioni & 100.

Il filo rosso del suo libro è il rispetto che ogni persona ha il diritto di avere. “Ogni persona deve ascoltata e rispettata” evidenzia. Un’asserzione inequivocabile e, al tempo stesso, ancora un diritto non garantito per tutt*.  Cita la buona pratica di Casa Arcobaleno che accoglie persone transgender, cacciate letteralmente da casa, per la loro dichiarazione di identità di genere.

Oltre a una dimora, Casa Arcobaleno ha creato dei solidi legami aziendali; le aziende restituiscono alle persone l’identità di genere. “Ogni persona ha diritto  a essere chiamata con il proprio nome”. Il linguaggio assume un ruolo essenziale nel ri-conoscimento dei diritti. Diritti che riguardano ogni persona: “Il diritto della donna a fare la casalinga, senza essere aggredita, il diritto dell’uomo e della donna a denunciare le molestie sessuali sul luogo di lavoro, solo per citarne alcuni”. Le battute non esistono se vanno a mortificare una persona e ne invadono l’intimità.

Marcella, originaria della Puglia, “ si precipita” a comprare il biglietto aereo, per essere presente all’evento, sempre più persuasa di avere scritto un capolavoro, il suo capolavoro per i diritti di tutt*.

482 E STOP,  di Damiano Peluso

Ex militare, ex detenuto. Una sequenza di “ex” che non oscurano, ma gettano ancora più luce sulla sua figura, mentre si appresta a leggere una breve presentazione di sé stesso e del suo libro. A tratti, la lettura viene interrotta da una profonda, autentica commozione.

Condannato a cinque anni, sconta i primi mesi in carcere e gli ultimi 12 mesi, il resto, agli arresti domiciliari.

Nel discorso di Damiano, ricorre spesso il nome di una donna, “Valentina”, sua compagna di vita, “meravigliosa creatura” che le è sempre stata accanto.

“Quando ci siamo conosciuti, le ho detto subito che stavo affrontando un processo penale e che ci sarebbe stata la possibilità di una sentenza di detenzione”.

La risposta di Valentina è stata: “Se capiterà, lo supereremo insieme”. Ne coglie bene la valenza, la moderatrice dell’evento, Chiara Feleppa, che nel momento di interazione con la platea, la nomina protagonista della serata.

È giusto che i detenuti paghino il loro debito con la società, Damiano ne è consapevole, ma la carcerazione non dovrebbe privare la persona dei propri diritti, e nel suo caso, dei diritti di padre.

“La mia debolezza è diventata pasto per leoni affamati. In carcere si è un numero, una matricola, un esecutore di ordini. In due mesi, ho perso 30 chili. Il mio stato, la mia depressione conclamata non sono stati ascoltati in una sentenza che ha tutelato solo la figura materna. Sono stato per 20 anni un militare, ma per lo Stato, sono solo ed esclusivamente un ex detenuto, sena diritti di paternità”.

Alla domanda della giornalista Feleppa, quale sia stata la difficoltà più grande da affrontare all’uscita del carcere, risponde: “il pregiudizio”. Ma nonostante gli sguardi inquisitori, una volta libero, ha trovato lavoro dopo 20 giorni. E all’ulteriore domanda su che cosa gli sia mancato di più in carcere risponde senza esitare: “ La possibilità di essere me stesso”.

Et emoco ocinu, di Benedetta Caloni (Docente)

Unico come te, la diversità, indice di unicità.  Chi è una persona disabile? Una persona che ha bisogno di aiuto.  Una risposta a cui Benedetta Caloni, docente di Scienze Motorie della scuola secondaria di secondo grado, controbatte: “Allora io, che sono alta 1,50 e devo prendere un articolo in un supermercato posizionato in un scaffale alto, sono disabile?”.

Allenatrice di una squadra integrata di ginnastica ritmica, referente degli studenti BES (Bisogni Educativi Speciali) Caloni ha come obiettivo nel suo libro, quello di divulgare e illustrare informazioni su persone con disabilità, fuori da ogni etichettatura.

“Io sono una ADHD  (sindrome da deficit di attenzione) non riconosciuta che ha sempre sofferto per questa diversità” dichiara.

Fondatrice di un’associazione sportiva inclusiva, sottolinea come la ginnastica ritmica comporti una capacità motoria molto articolata; le persone con la sindrome di Down, hanno un’effettiva difficoltà, ma con il giusto allenamento possono raggiungere dei buoni risultati.  Ognuno di noi  è in possesso di abilità e disabilità, l’importante è far luce su ciò che si può fare, non su quello che non si può fare.

L’autrice auspica che un giorno non ci sia più la “marcatura” di BES, poiché  ogni persona ha i propri bisogni educativi, e facilitare la conoscenza in un confronto aperto e inclusivo, è alla base di ogni processo relazionale e formativo, un vero privilegio.

La parola di chiusura dell’editore Alessandro Ferri, contiene il valore e la densità dell’evento: “Grazie”.

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