“Fino a quel momento, la sua vita era stata una sommatoria di eventi compulsivi, frenetici, concatenati tra di loro senza una vera e propria logica: lo strappo traumatico dalla casa d’infanzia, i primi approcci con le sostanze, il rapporto drammatico e conflittuale con il padre e la madre, i pesanti crimini e la reclusione carceraria che lo ha portato a riflettere sul senso della sua vita. Il carcere ha instillato in lui una chiara consapevolezza, che gli ha permesso, una volta uscito, di riprendere finalmente in mano la sua vita fermatasi all’età di dodici anni. La nascente possibilità di attuare delle scelte di coscienza lo ha posto davanti a dei forti dubbi sul modello di vita da voler perseguire: se tornare alla strada o aprirsi a nuove opportunità. Appena sono uscito, mi sono sentito un fallito. Perché mi dicevo: “Che cazzo, ora non mi ritrovo niente!”. Non avevo nulla. Poi ho capito che quella era comunque la mia vita.”